Scienza Politiche occupata

“COMUNE SPAZIO PROBLEMATICO”

  • Dicembre 10, 2010 18:47

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Assemblea della Facoltà di Scienze Politiche Occupata

Strada Maggiore, 45

Venerdì 10 dicembre 2010 – h 19.00

Giovani donne e giovani uomini si muovono in questi mesi a Bologna, come in molte altre città, creando spazi di lotta e di espressione in nome di progetti di felicità alternativi a quelli che vengono loro prospettati.

Rispondendo a una richiesta di sostegno e confronto della Facoltà di Scienze Politiche Occupata dell’Università di Bologna, i membri e gli attori di Teatrino Clandestino hanno deciso di portare in Facoltà i dialoghi dello spettacolo Comune Spazio Problematico.

Intendiamo questo gesto come un contributo alla creazione di uno spazio affermativo che ci riguarda.

Comune Spazio Problematico, di Fiorenza Menni, nasce da una residenza triennale della compagnie a Skopje, un lavoro sulle differenze possibili e sull’alterità, risultato di esperienza vissuta, contro ogni logica mediatica semplificatoria e contro ogni stereotipo della rappresentazione etnica.

Comune Spazio Problematico è il racconto di un incontro, di un contagio, di una verifica appassionata e assennata. È un’applicazione antidisciplinare, un’applicazione di pensieri prodotti dall’esperienza del viaggio, di quell’esperienza è l’estensione ad una forma assembleare di cui le parole sono lo strumento musicale, sono il suono dei concetti.

 

Intervengono: Giovanni Brunetto, Alice Keller, Monica Manca, Elisa Marchese, Riccardo Mattioli Giorgia Mis, Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi.

L’origine del male

  • Dicembre 10, 2010 17:42

Oggi 10 dicembre 2010 l’ex-ministro Berlinguer viene a parlarci di università ammantandosi di un’aura da grande riformatore illuminato nella posizione di criticare la recente riforma Gelmini. E’ importante fare chiarezza: Berlinguer assieme a Zecchino (uomini probi/Prodi), è stato il principale artefice dell’attuale stato in cui versa l’università e, in generale, l’istruzione. E’ con la riforma Berlinguer-Zecchino del 1998 infatti che vengono istituiti i capisaldi di quello che è stato il progressivo smantellamento della pubblica istruzione. Ponendosi in maniera avanguardista rispetto a quello che sarebbe stato il Processo di Bologna, siglato l’anno seguente da molti paesi europei e non, e che poneva il sistema di istruzione superiore all’interno di una logica di parcellizzazione nozionistica della conoscenza volta alla creazione di un individuo/ingranaggio totalmente prostrato alla logica di mercato.

Infatti è proprio con questa riforma  che viene introdotto nell’università il 3+2 e il relativo sistema dei crediti formativi mascherato dal proposito di velocizzare i tempi di laurea. In realtà ciò non ha, in primis, portato ai risultati auspicati e ha soprattutto iniziato la frammentazione dei percorsi di studio contribuendo così ad una formazione parziale e nozionistica dello studente. L’introduzione dei crediti formativi è stato il primo meccanismo esplicito di disciplinamento del processo formativo all’interno di una logica utilitaristica in cui ai singoli esami viene attribuito un punteggio. Ciò porta a costruire il percorso di studi in base al “valore” (convenienza) predeterminato degli esami piuttosto che ad anteporre a ciò i propri interessi e l’accrescimento personale: una rinuncia quindi alla creazione di un pensiero e di una coscienza critica.

Non dimentichiamo che sempre Luigi Berlinguer, lo stesso anno, ha stanziato i primi finanziamenti diretti alle scuole private (cosiddette “paritaria”): presupposto fondamentale per la successiva, sistematica e regolare concessione di finanziamenti per una scuola sempre più appannaggio di pochi, classista.

I problemi si risolvono a monte, il male si estingue alla radice e tu sei L’ORIGINE DEL MALE.

SPARISCI!

 

SCIENZE POLITICHE OCCUPATA

Il Natale: business dei consumi

  • Dicembre 8, 2010 18:52

Suona la sveglia. Sono le 8. È il 23 dicembre, si avvicinano gli ultimi giorni di ferie. Ricomincia una giornata di merda. Allo stress del lavoro si è rapidamente sostituito quello generato da famiglia, folle e centri commerciali. Mi vesto velocemente, mio figlio piange nella stanza di fianco, mia moglie strilla qualcosa dalla cucina, esco dalla camera e lì mi si presenta il solito scenario: fila di lucine multicolor 80’s style che si protendono come tentacoli trash che avvolgono ogni superficie; guardando più in là vedo un “fintabete” verde smeraldo strabordante di ammennicoli opalescenti, e ai suoi piedi carte metallizzate e sbrilluccicanti racchiudono inutilità di ogni genere: dal rosario elettronico (sarà una bellissima sorpresa…), al poggiapiedi antifunghi per la piscina… entro in cucina. Dal televisore un giornalista racconta l’ultimo stupro di massa compiuto da un prete sui bambini. Mi siedo, e durante la colazione arriva la terribile notizia: devo tornare in quell’osceno centro commerciale, infestato da maniaci dello shopping natalizio e preadolescenti che sorseggiano drink colorati armati di bustone Mc. Esco di casa, non ho neanche il tempo per incazzarmi che sono già arrivato. Il parcheggio è stracolmo ma per fortuna sono a piedi… inizia lo slalom umano di carrelli; velocemente mi avvicino al negozio di giocattoli. Entro e vado dritto alla sezione “guerra moderna”. Sono tre mesi che mio figlio continua a scrivere letterine a babbo natale che sembrano foto report di guerra: vuole il set della ricostruzione della battaglia di Bassora montabile… lo trovo sullo scaffale, ne sono rimasti pochi. Sulla confezione stampato in rosso c’è un grosso “made in taiwan”. È la fantomatica goccia. Butto il giocattolo ed esco velocemente dal negozio, prendo la strada di casa e appena arrivato chiamo mia moglie. Quest’anno basta lucine, kitscherie e regali. Il fantomatico “amore per il prossimo” crisitiano si materializza in un consumismo sfrenato, materialista e superficiale. Un consumo evocato da ogni tassa mediatica ed immune alle reali condizioni in cui si versa quotidianamente e in cui si subisce una continua violenza psicologica. Loghi, marchi, stand espositivi e pubblicità di ogni genere, si radicano nella mente e trasformano la repressione giornaliera (licenziamenti, sfruttamento per creare gli stessi prodotti natalizi per commerciare, ribassi salariali) in frivolo consumo.

Il natale nasce come diretta evoluzione delle feste pagane che si svolgevano a dicembre (il solstizio d’inverno e i saturnali durante l’impero romano). Fu immediatamente strumentalizzato dalle logiche di potere che lo sostituirono alle vecchie festività pagane, per addolcire il passaggio dal politeismo a monoteismo di stato. Da allora questo oscuro utilizzo della festività come ulteriore dispositivo di controllo sociale è una pratica che si è andata sempre più affermando. Con l’arrivo del capitalismo a questa funzione se n’è aggiunta un’altra ugualmente temibile: la spinta al consumo fine a se stesso.

 

Assemblea anticlericale scienze politiche