Anticapitalismo

No justice no peace

  • Maggio 22, 2011 14:45

Sciopero: se non sempre, quando?

  • Aprile 29, 2011 01:47

A Scienze Politiche, Strada Maggiore n.45

 

SCIOPERO: se non sempre, quando?

  • Aprile 12, 2011 15:26

LO SCIOPERO: SE NON SEMPRE QUANDO?

Azione atta all’ottenimento di una rivendicazione salariale o per migliorare le condizioni lavorative o di vita.

 

LO SCIOPERO E’ BLOCCO LO SCIOPERO E’ CONFLITTO.

Bisogna cambiare lo sciopero, non può finire alla questione lavorativa o studentesca(, non può più essere solo  un discorso di categoria). Generalizzare è concepire in maniera sistemica le rivendicazioni, non più chiedere le elemosina al padrone ma aprire il concetto di sciopero (ad un’ottica realmente rivoluzionaria,) ad una lotta totalizzante di tutti gli sfruttati contro tutti gli sfruttatori. Blocco è conflitto, non è sciopero sindacale, ma sciopero umano, indisponibilità materiale e intellettuale alla precarietà, allo sfruttamento ed al controllo dei corpi (,al loro mondo, al loro futuro).

 

SCIOPERO IRREVERSIBILE E AD OLTRANZA

Perché le otto ore sono una concessione dei sindacati, una mediazione del conflitto originaria. La scelta di indire la mobilitazione di venerdì non è mai casuale: bisogna impedire sul nascere la possibilità che lo sciopero si prolunghi, che danneggi seriamente la produzione, che si esprima quel potenziale di intransigenza (e di coscienza) di classe che solo la continuità delle lotte può sprigionare.

Ma il futuro non aspetta i sindacati, generalizzare deve significare necessariamente continuare, dare alla lotta (una concezione permanente ed irreversibile) il carattere dell’irreversibilita’.

 

SCIOPERO SEMPRE SCIOPERO OVUNQUE.

Non devono essere solo i lavoratori ad incrociare le braccia o a sabotare la catena di montaggio, sciopero come azione metropolitana (quotidiana).

Bloccare la produzione, sabotare (le catene di montaggio),rubare/riappropriarsi della merce, riprendersi strade e piazze, (fare altra socialità) occupare i mille luoghi vuoti rifiuti delle città.

Tolto tutto quello che ci stanno togliendo a rimanere saremo noi, perché affidarsi ancora a partiti e sindacati? Perché continuare ancora a delegare il  tutto, la vita, la rabbia. Lo sciopero siamo noi.

 

LO SCIOPERO COME RIVOLUZIONE INDIVIDUALE.

Tutti dobbiamo scioperare, né ruoli né categorie. Dare finalità effettiva e materiale allo sciopero è l’unico modo per dare potenzialità di realizzazione ad una lotta, usare lo sciopero per finalità simboliche vuol dire solo porsi come avanguardia, o, peggio ancora, come elemento rappresentante di una lotta che senza la partecipazione attiva, cosciente e orizzontale di tutti gli interessati, non avrà altra funzione che perpetuare il gioco democratico dell’adesione acefala e delegante all’esistente. Lottare con e non per. Scioperare con l’effettività immediata e non con l’unica progettualità, di crescere di numero o in qualità.

 

SCIOPERO QUOTIANO, SCIOPERO DI TUTTO

Scioperare quotidianamente vuol dire riportare la lotta su un piano reale, esistenziale, riappropriarsi della lotta come vita, come unica possibilità di riscattarci da quest’esistente che ci possiede. Ridare un senso ad ogni gesto, uscire dall’empasse, fare della vita stessa un intento rivoluzionario.

Scioperare quotidianamente è rendersi conto che è l’unico modo per decidere di non piegarsi alla realtà propinata ma cercare ognuno il propria; è condividere i propri bisogni, i mezzi per soddisfarli e il risultato del loro soddisfa mento, con tempi modi spazi slegati da quanto imposto.

 

QUELLO CHE CI RIMANE E’ LA LOTTA. CHE MILIONI DI PERSONE PORTANO AVANTI IN TUTTO IL MONDO.

Dagli insorti del magreb ai migliaia di lavoratori disoccupati e precari in mobilitazione in italia, dai giovani greci, francesi e inglesi autori delle ultime rivolte ai contadini indiani che lottano contro le multinazionali, dagli immigrati che si rivoltano nei c.i.e. ai popoli schiavizzati e sfruttati di tutto il mondo, i nemici rimangono stato e padroni.

 

QUELLO CHE ABBIAMO,SONO LE NOSTRE BRACCIA LA NOSTRA RABBIA IL NOSTRO AMORE.

Ci stanno consumando giorno per giorno, proprio come noi facciamo con le merci, e se lo sciopero deve essere blocco delle merci, deve essere anche fine  del nostro trattamento come merci. La ribellione esce per sua natura dalle logiche di blocco che ci creiamo, uscire dai partiti uscire dai sindacati, uscire dalle gerarchie, smetterla con le divisioni nette tra chi è e chi non è, di classificazioni inutili e imposte. La rivolta vive di rapporti umani. Nei momenti di rivolta non si è mai soli, e non è soli che dobbiamo rimanere per far in modo che essa avvenga, l’unione fà la forza, non un detto del cazzo, non un’illusione, non un doverci riconoscer per forza dietro una specifica ideologia o bandiera. Ci vogliono divisi, un attacco può essere unirci, può essere tessere quelle reti sociali di lotta e solidarietà attiva che tanto spaventano i padroni. Uno sciopero può essere un momento, la sfida è rendere questo momento irreversibile..

 

“Ogni volta che lo schiavo rende sopportabile la sua schiavitù, egli vola in soccorso del suo padrone.”

 

DI SOPPORTABILE NON RIMANE PiU’ NIENTE, E’ ORA DI RENDERE PRATICO IL RIFIUTO DI SOPPORTARE E PASSARE ALL’AZIONE.