Sulla giornata di resistenza del 3 Luglio 2011 in ValSusa

  • Luglio 5, 2011 19:30

La giornata del 3 Luglio nella splendida Val di Susa è stata emblematica e cruciale nella storia politica contemporanea italiana: le istituzioni contro la popolazione, la tattica militare contro la resistenza popolare, contrapposizioni evidenti agli occhi di tutte e tutti, tranne che a quelli di Questura e media. Le ragioni “scientifiche” per difendere il territorio valsusino non sono state ascoltate, ma non sono neppure state smentite: l’unica ragione del “sì” è la ragion di Stato, che mai e poi mai può abbassarsi a rivedere una decisione sbagliata; che mai e poi mai può far perdere un’occasione di ulteriore arricchimento a mafiosi e potenti; che mai e poi mai può permettere che una valle intera si auto-organizzi e proclami una Libera Repubblica, proponendo una forma di difesa del  territorio partecipativa ed includente, così lontana dal leghismo razzista, discriminatorio e xenofobo.

La giornata del 3 Luglio assume una valenza politica: la volontà di difendere il proprio territorio dal basso è in netta discrepanza con la politica istituzionale, che invoca e si schiera unanimemente dalla parte della violenza poliziesca contro la popolazione inerme. Il mondo mediatico, ignorando il significato politico di qualsiasi forma di auto-organizzazione, assuefatto dalla sudditanza ai grandi interessi economici e politici, non sa fare altro che riproporre l’antica distinzione tra black bloc e pacifici manifestanti: ma chi era a Chiomonte, a Giaglione e a Ramats non si fa ingannare.
L’assedio alle recinzioni è stato fatto senza nessuna tattica militare o strategia preconfezionata, ma la risposta delle forze dell’Ordine è stata di tipologia bellica. Il fronte interno si militarizza.

Tuttavia, armati soltanto di coraggio e passione, si è creata una giornata di resistenza al fianco dei valsusini che non si sono fatti intimorire dalle violenze delle forze dello Stato: sotto i nostri occhi lacrimogeni sparati a persone che non avevano neppure il casco, dall’alto dell’autostrada o direttamente dall’elicottero; proiettili di gomma; lacrimogeni che hanno provocato incendi nelle vigne, e persone bersagliate mentre cercavano di spegnerli; sputi sulla gente che invocava il rispetto della valle e delle persone che ci vivono; lanci di pietre e di pezzi di metallo dall’autostrada sulla gente che non aveva neppure protezioni per la testa e il volto; pestaggi ai danni di persone già ferite; cariche gratuite ai manifestanti che tornavano ai pullman o al paese.

Rispediamo quindi l’accusa di vigliaccheria, fatta dal Sindacato di Polizia, alle forze dell’ordine che, armate di tutto punto e rinchiuse nella loro fortezza, hanno ferito consapevolmente gente inerme e che legittimamente lotta per il proprio territorio; che hanno saputo infierire in molti su persone già rese incapaci di difendersi e su anziani; che si aspettano che di fronte alla loro brutalità gratuita la popolazione resti indifferente e continui a considerarli valorosi eroi della patria.

Ribadiamo, invece, la nostra solidarietà ai valligiani che resistono e che si auto-organizzano dal basso; ribadiamo la nostra solidarietà e complicità agli arrestati e i feriti che hanno lottato a fianco dei valsusini e sono stati sottoposti a torture e vessazioni dai vigliacchi in divisa; auspichiamo che le lotte del futuro, dentro e fuori la Val di Susa, restino così coinvolgenti, trasversali e partecipate come le giornate che la valle resistente ha saputo offrirci.

NO ALLA TAV, ALLA MAFIA E AL CAPITALE!
FUORI I MILITARI DALLA VALSUSA!
LIBERI TUTTI GLI ARRESTATI!

FOOD NOT LAGER!

  • Giugno 28, 2011 22:41

 

Dalle strade di grecia

  • Giugno 17, 2011 16:01

BARBARIE: L’ULTIMA CARTA DI UNO STATO IN CRISI!

 

E’ impensabile in un paese come la Grecia trattenere il fiato quando esci di casa, guardarti alle spalle mentre cammini nel tuo quartiere, venire accoltellato sotto casa tua per possedere una macchina fotografica. E’ impensabile vedere tanta indigenza concentrata in un posto così “piccolo” come Atene.

E’ impensabile essere picchiato, accoltellato, pestato dalla polizia dentro la tua stessa abitazione ed addirittura ucciso solo perchè hai la pelle nera e sei nato a poche migliaia di chilometri di qua.

E’ impensabile, ma reale.

L’assassinio di un quarantatreenne greco, il 10 Maggio, per mano di tre immigrati nel centro di Atene è stato il miglior pretesto per le istituzioni reazionarie per lanciare nuove misure politiche contro l’immigrazione.

Insieme ai loro servi di sempre, i fascisti, e con il consenso di una certa parte della società attratta dal solito populismo xenofobo, è stata lanciata la repressione razzista più vasta degli ultimi decenni.

Il risultato sono l’accoltellamento di cento immigrati, tre morti, la sparizione di migliaia di immigrati, come nella cittadina di Igoumentisa.

Questa è la strategia di uno stato che vede la sua economia crollare: creare le condizioni affinchè si scateni una guerra fra poveri.

La popolazione greca da ormai tre anni è chiamata a sacrificarsi oltre ogni limite per il “salvataggio dell’economia nazionale”. Il valore della vita è sempre più svalutato, come svalutato è il valore del lavoro. Così cresce lo sfruttamento e la repressione diventa asfissiante.

Tantissime persone tuttavia fin dal Dicembre del 2008 hanno iniziato a lottare contro questo stato di cose. E’ iniziata una vera e propria rivolta popolare che ha cominciato a lacerare il consenso politico verso le istituzioni e i responsabili di questa crisi; sono state create aggregazioni antiautoritarie, assemblee di cittadini, assemblee di quartiere, assemblee di lavoratori autorganizzati.

Tutto ciò è molto pericoloso per i padroni e sta dando una grossa mano a smascherare il fallimento delle loro politiche e del fondo monetario internazionale.

Ora che il crollo appare inevitabile lo stato non trova di meglio che lanciare un appello “all’unità nazionale”.

Noi però sappiamo benissimo che l’unica risposta umana alla crisi è il riconoscersi in un’unica coscienza nativi ed immigrati, greci ed italiani, poveri e sfruttati in generale. Il nostro presente è comune e comuni dovranno essere le nostre lotte ed il nostro futuro. L’unica risposta al terrore scatenato dai padroni è la solidarietà umana fra persone.

Altrimenti alimenteremo soltanto una guerra fra poveri e, con essa, la vittoria del capitale.

CONTRO IL SACRIFICIO DELLA VITA PER IL SALVATAGGIO DELL’ECONOMIA!

SOLIDALI CON CHI LOTTA CONTRO OGNI SFRUTTAMENTO!