Ordinanze antidegrado

Liberiamo piazza Verda dalle ordinanze antidegrado

  • Marzo 3, 2011 14:58

 

 

Dalle ore 12: pranzo sociale, musica e bivacco, banchetti contro informativi, arte di strada, spazi liberi di discussione e socialità.

Esiste oggi un fascismo che si connota con i caratteri dell’intesa mondiale per la sicurezza, per la gestione di una pace presunta, che organizza le ansie, le paure e le angosce delle masse.

Ogni piccolezza va soffocata, chi alza la voce, parla, mangia, beve, vive la strada.

Da anni, a Bologna come in tutta Europa, esiste un consenso fondamentalmente bipartisan sulle questioni della “sicurezza”.

 

Il professor Pavarini, intascando una consulenza da 100.000 euro durante la giunta cofferatiana, dichiarava l’inutilità di una politica “esclusivamente repressiva” ai fini dell’abbattimento della microcriminalità e del degrado. Senza intervenire sulle cause di questi ultimi innalzare il livello della sorveglianza con telecamere, sbirri in borghese, militari, contravvenzioni, non può che avere un semplice “effetto vetrina”.

Cioè propaganda elettorale.

 

Degrado sono i tagli al welfare, degrado è il centro di Bologna aperto al traffico dei suv e delle minicar, deserto dopo le dieci di sera; degrado è speculare con affitti esorbitanti (e spesso in nero), degrado è la patina grigia dello smog sui muri colorati, degrado è il coprifuoco, degrado è la gentrificazione dei quartieri, è l’abbattimento di esperienze sociali alternative, di modi di vivere altri. Degrado è il biglietto dell’autobus a € 1,50, degrado sono le case sfitte vuote, degrado è la mancanza di una retesociale.

 

Per questi e altri motivi già pensati e ancora da pensare, il 3 marzo ci riprendiamo il centro universitario in piazza Verdi per: arrampicarci sugli alberi, sui pali, sulle inferriate, sugli edifici, sui monumenti; distribuire materiali divulgativi; occupare abusivamente spazi pubblici o a fruizione collettiva; sederci, sdraiarci o soggiornare nelle strade, nelle piazze, nei giardini, sui marciapiedi, sotto i portici, sui gradini dei monumenti; ostacolare la circolazione pedonale; consumare alimenti e bevande in luoghi pubblici; raccogliere, per qualsiasi motivo, questue, elemosine, fondi o firme non debitamente autorizzate; avvicinarci ai veicoli in circolazione al fine di chiedere l’elemosina o offrire servizi quali la pulizia o il lavaggio di vetri o fari o altre parti del veicolo; esercitare attività di spettacolo viaggiante su aree non concesse a tale scopo; esporre o vendere opere dell’ingegno a carattere creativo in aree non appositamente individuate.

L’insicurezza alimenta la paura, e non sorprende che la guerra all’insicurezza sia in cima all’elencodelle priorità degli urbanisti […] Il guaio è che quando l’insicurezza viene meno, anche laspontaneità, la flessibilità, la sorpresa e l’avventura sono destinate a scomparire dalle strade cittadine.

L’alternativa all’insicurezza non è il dono della quiete, ma la condanna alla noia.

ZygmuntBauman

 

Individui e collettività degradati dalle ordinanze