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Solidarietà con i 28 denunciati per il 17 e 18 maggio
Dopo le perquisizioni, gli arresti e le misure cautelari di Aprile a Bologna e poche settimane fa a Firenze, nella “città rossa” emiliana 28 denuncie sono scattate per due giorni di musica, cultura e riappropriazione di spazi nella zona universitaria il 17 e 18 maggio. Il pretesto cambia, ma l’obiettivo resta invariato: zittire ogni forma di “anormalità”.
In un momento più che mai delicato, segnato dalla crisi finanziaria e sociale, dalle rivolte e le guerre in medioriente (e non solo!), da un continuo peggioramento della qualità di vita che non riesce a trovare risposte concrete, una delle preoccupazioni più grandi di chi governa è mantenere la “pace sociale” e accanirsi contro chi ogni giorno lotta per una svolta reale della società. Ciò che inizia a fare sempre più paura è l’aggregazione delle persone, la circolazione di idee, la riappropriazione di quello che non riescono più a garantirci, il dissenso e la sua messa in pratica.
Questo si avverte specialmente a Bologna, trent’anni fa gioiello di culture diverse, integrazione sociale, circolazione di idee e officina politica, dopo la mazzata Cofferati e le mosse della marionetta Cancellieri sta chiudendo le sue porte alla diversità e sta diventando un “laboratorio di repressione” nazionale. Solo negli ultimi tre anni quasi tutti gli spazi autogestiti che cercano in diverse maniere di praticare conflitto e socialità “altra” sono stati sgomberati o minacciati di sgombero, spostati, ristretti da ordinanze, ipercontrollati e pressati perché spariscano definitivamente. Le strade e le piazze che rappresentavano i luoghi più frequenti di socializzazione, incontro con gli altri, scambio e maturazione di esperienze di vita e di politica sono state chiuse da prescrizioni restrittive, cantieri, telecamere e polizia. Le università si sono chiuse alle libere iniziative degli studenti, contribuendo alla ghettizzazione di questi ultimi da una parte e di “tutto il resto” dall’altra.
Contemporaneamente, organi giudiziari e di stampa attuano una campagna terroristica nei confronti della diversità, additando e trattando come sovversivo chi dissente e lotta per un cambiamento, come fuorilegge chi si riappropria degli spazi che ci sono stati negati, come clandestino chi si muove per cercare una vita migliore, come delinquente chi cerca di diffondere idee che intaccano il sistema elitario politico ed economico che ci sovrasta.
Ci vorrebbero tutti chiusi in casa, vorrebbero vederci per strada solo per andare a lezione e fare compere; Vorrebbero vederci in spazi ristretti e stabiliti ad hoc, non nelle piazze, non nelle strade, ma solo dentro i bar e i locali supercostosi; Vorrebbero i muri puliti, la libera espressione confinata a un pezzo di carta personale, non manifesti e colore per tutte le strade; Vorrebbero il silenzio, la tanto agognata “pace sociale”, la tanto predicata “sicurezza”, vorrebbero rassegnazione e passività.
Quello che vogliamo noi è nettamente il contrario.
Se rispettare la legge vuol dire piegarsi di fronte a chi vuole annullarci come individui e collettività, che ci vuole consumatori e consumati, e accettare passivamente di vederci portata via la nostra vita, siamo tutti fuorilegge!