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Lager e sfruttamento armi dello stato

  • Marzo 1, 2011 15:27

I C.i.e ex cpt, ovvero centri di identificazione ed espulsione  sono veri e propri lager, introdotti dalla legge Turco-Napolitano nel ‘98 e “migliorati” dal punto di vista repressivo dal pacchetto sicurezza di Maroni, servono a “ospitare” chi viene trovato dalla polizia sprovvisto di documento d’identità comunitario, quindi extra-comunitari, definiti clandestini dalle leggi che permettono la chiusura delle frontiere. In queste strutture il tempo di reclusione è diventato di sei mesi, rinnovabili nel caso venga la necessità di trattenere ancora, per i tempi dell’espulsione.

 

DISTRUGGERE I C.I.E

PERCHE’

Distruggere un CIE è possibile. A Gradisca in questi giorni i reclusi hanno tirato su una rivolta tale che il lager è stato per la maggior parte demolito. A parte il risultato della distruzione del lager, 32 prigionieri sono stati liberati e altri sono in attesa della scarcerazione.

 

PERCHE’

Non è umano che le persone vengano rinchiuse,torturate e deportate, portando vantaggio a imprese e stato,che insieme si garantiscono controllo e profitti.

 

PERCHE’

Vivere con un lager a qualche chilometro da casa,significa abituarsi al fatto che esistano,e che sia giusto così. Significa accettare il fatto che delle persone per il semplice motivo,di non possedere un pezzo di carta possano essere trattati come carne da macello e  imprigionati perchè clandestini.

 

PERCHE’

Ci vogliono fare credere che siamo diversi,in base al colore della pelle,o all’area geografica d’appartenenza. Propagandando odio e xenofobia,nei confronti del “diverso” che sia immigrato,gay,trans,delinquente,povero,black block e tanti altri nomi,usati in base alla paura che più usano per fomentare la guerra tra poveri.

 

PERCHE’

Bisogna ribellarsi ad un sistema che ci opprime tutti con leggi che altro non servono,se non a garantire ordine, controllo e profitto. In un periodo di crisi come questo,chi vive meglio sono sempre loro,i padroni, gli imprenditori, gli industriali,chiamiamoli come vogliamo, che grazie alla complicità dello stato,sfruttano legalmente i lavoratori e le lavoratrici, chi lotta per garantirsi la sopravvivenza,condannato alla miseria, sfruttato e controllato.

 

FARLO E’ POSSIBILE

Lo stanno già facendo,nei paesi in rivolta. Non accettare più queste condizioni significa rivoltarsi contro questo sistema,e lo hanno e lo stanno dimostrando anche nei paesi tutt’ora in rivolta,come per esempio la Tunisia,dove dopo lo scoppio delle rivolte,a migliaia sono riusciti a scappare dalle carceri. Oppure in Egitto dove i rivoltoso hanno attaccato le carceri per liberare i prigionieri.

 

E CHE RIVOLTA SIA

Se altro non ci rimane,non può sicuramente bastare uno sciopero,può essere il minimo,ma mai più di adesso è diventato necessario attaccare per sopravvivere. Trovandoci sotto un grande attacco alle fasce più deboli della popolazione e non solo, la rivolta è il mezzo con il quale bisogna cominciare a lottare,per riprenderci le nostre coscienze,per riacquistare consapevolezza della nostra vita. Bisogna soprattutto  adesso  scegliere da che parte della barricata stare,se al fianco di chi vuole concertare o al fianco di chi vuole la rivolta per liberarsi di questi governi tiranni e assassini.