Per i compagni morti non basta un lutto
In una giornata del genere, dove insieme a Lorusso, si ricordano tutte le altre vittime dello Stato (di polizia) Italiano, non si può non fare una riflessione sulle forze dell’ordine e sul mondo che difendono.
La polizia dal ’77 non ha cambiato per nulla il suo ruolo di difensore dello status quo, della situazione sociale e politica, frutto unicamente delle volontà della classe politica e dell’oligarchia imprenditoriale e finanziaria di questo paese. Non ha mai smesso di arrestare e picchiare i proletari, italiani o migranti che siano, i senza tetto, chi ruba per fame. Non ha mai smesso di controllare, reprimere, rinchiudere, torturare o uccidere, chi si è azzardato a mettere in discussione il sistema di produzione e di gestione dell’esistente. Gli interessi di chi governa, di chi gestisce le banche o le aziende, vanno preservati ad ogni costo. Francesco, Carlo, Federico, e tutte le altre persone uccise dai cani in divisa, non sono vittime di qualche mela marcia o di qualche errore delle forze dell’ordine, ma sono morti volute dagli interessi di questo sistema e delle persone che lo amministrano.
In una situazione che vede le ricchezze prodotte dall’intero globo, ad appannaggio di una cerchia sempre più ristretta di persone, mentre fasce sempre più vaste della popolazione mondiale si trovano a dover affrontare situazioni di fame e miseria, costrette, per sopravvivere, a lasciare la propria terra devastata per accamparsi ai confini delle città borghesi in baraccopoli e bidonville, nelle condizioni più umilianti e disumane, a fare i lavori più debilitanti, andando a creare una vera e propria polveriera sociale che accerchia le metropoli; chi denuncia l’infame struttura del sistema di produzione capitalista e della società da esso generata e si erge contro di esso, va isolato, represso, rinchiuso o fatto sparire.
Per questo la digos, per questo le telecamere in ogni angolo della città, per questo la gentrification, per questo i CIE, le carceri, per questo gli eserciti nelle strade, per questo la violenza sbirresca, tutto per garantire la sicurezza solo ed esclusivamente al culo dei padroni. E la risposta della popolazione sfruttata, quella che è il principale obbiettivo di questi attacchi militari/politici, per paura, per beata inconsapevolezza della propria situazione di schiavi, o per cosciente appoggio dato dalla convinzione che a questo sistema non ci sia alternativa, si è sempre fatta aspettare.
“Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere a ciò. Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole.. non c’è che da guardarsi allo specchio”.
Tenuti incatenati dai mille comfort di cui non possiamo più fare a meno, isolati dal lavoro e dai monitor che ci riempiono le giornate, rimbambiti dai messaggi del potere, mentre il senso della vita sfugge ai più, il potere sembra non essere per nulla contento della situazione di servile apatia che regna nelle città, e sistematicamente schiera i suoi sgherri per le strade. Ciò vuol dire che il potenziale insurrezionale, anche a 34 anni da quel marzo 77, non è stato mai debellato del tutto e continua a far tremare i potenti. Genova nel 2001 e Roma il 14 dicembre sono solo l’assaggio. L’insurrezione arriverà e avrà la faccia della vendetta, per le morti e per le vite rubate, con le quali i porci per anni si sono riempiti la pancia.
RIVOLTA GENERALE CONTRO LO STATO E IL CAPITALE
Movimento per il R-Insorgimento in Italia