In piazza con i lavoratori, non con la Fiom
Ogni lotta ha bisogno di essere fertilizzata, ha bisogno di ramificarsi e ancorarsi nel terreno, e poi espandersi alla luce del sole, salda sulle sue radici. In questo modo produrrà i frutti sperati.
L’attacco che la classe dei potenti e padroni sta sferrando dall’alto dei suoi palazzi, è rivolta ovviamente alla classe più debole, alle fasce apparentemente più indifese, alle fasce più facilmente ricattabili, come dimostra nella pratica l’arroganza con cui dettano legge, ciechi ai bisogni della popolazione: la destra (e purtroppo, nei fatti, non solo lei!) e la sua politica volta a istituzionalizzare il razzismo e il terrore dell’altro attraverso pacchetti sicurezza e CIE, la ministra Gelmini che apre le porte delle università a quei baroni che dice di contrastare, Marchionne che promuove il referendum apparentemente democratico di Mirafiori, nonché gli sciacalli che approfittano del malcontento operaio. Concepire gruppi di persone come blocchi omogenei e non differenziati al loro interno, isolare le varie vicende in compartimenti stagni, come se ognuna fosse autoreferenziale e indipendente dalle altre, è non solo peccare nell’analisi, ma soprattutto fare il gioco dei padroni: restare divisi, non parlarci, non confrontarci, ma soprattutto non aiutarci l’un l’altro.
Gli studenti sono riusciti a staccarsi dal modello rappresentativo imposto, fatto di persone che non li capiscono poiché non vivono gli stessi problemi nella vita e che non li ascoltano perché troppo impegnati a fare soldi e carriera nella loro. Gli studenti sono stati la scintilla e il primo germoglio della lotta, e questo la storia ce lo ha mostrato più volte, ma non bastano a sé stessi, come nessun altro basta a sé stesso. In quanto individui che hanno abbandonato la delega del proprio futuro, ci troviamo impossibilitati a concepire un dialogo con i rappresentanti degli altri, cercando invece un rapporto uno ad uno con le persone, con i loro problemi, i loro pensieri, con le loro opinioni che sono mille e diverse, non una e univoca rappresentata dai sindacati come ci vogliono far credere.
La vera forza nasce dall’unione sincera e partecipata, e la vera unione nasce da una continua e quotidiana pratica di diffusione delle idee, di confronto con l’altro, di contaminazioni tra realtà che vogliono farci vedere diverse e divise, ma che in verità sono infinite facce di una stessa medaglia.
Per questo oggi abbiamo deciso di scendere in piazza non con un corteo parallelo studentesco, non con il corteo FIOM, ma con i lavoratori e tra i lavoratori: per cercare un dialogo con chi davvero subisce lo stress di vivere infinite giornate sempre più uguali tra loro, di chi davvero lavora con la paura costante di restare ferito o peggio ucciso, di chi è costantemente sotto ricatto perché “O SFRUTTATO O DISOCCUPATO”.
INSIEME POSSIAMO PRENDERCI TUTTO.
Assemblea Anticapitalista