Liberiamo piazza Verda dalle ordinanze antidegrado
Dalle ore 12: pranzo sociale, musica e bivacco, banchetti contro informativi, arte di strada, spazi liberi di discussione e socialità.
Esiste oggi un fascismo che si connota con i caratteri dell’intesa mondiale per la sicurezza, per la gestione di una pace presunta, che organizza le ansie, le paure e le angosce delle masse.
Ogni piccolezza va soffocata, chi alza la voce, parla, mangia, beve, vive la strada.
Da anni, a Bologna come in tutta Europa, esiste un consenso fondamentalmente bipartisan sulle questioni della “sicurezza”.
Il professor Pavarini, intascando una consulenza da 100.000 euro durante la giunta cofferatiana, dichiarava l’inutilità di una politica “esclusivamente repressiva” ai fini dell’abbattimento della microcriminalità e del degrado. Senza intervenire sulle cause di questi ultimi innalzare il livello della sorveglianza con telecamere, sbirri in borghese, militari, contravvenzioni, non può che avere un semplice “effetto vetrina”.
Cioè propaganda elettorale.
Degrado sono i tagli al welfare, degrado è il centro di Bologna aperto al traffico dei suv e delle minicar, deserto dopo le dieci di sera; degrado è speculare con affitti esorbitanti (e spesso in nero), degrado è la patina grigia dello smog sui muri colorati, degrado è il coprifuoco, degrado è la gentrificazione dei quartieri, è l’abbattimento di esperienze sociali alternative, di modi di vivere altri. Degrado è il biglietto dell’autobus a € 1,50, degrado sono le case sfitte vuote, degrado è la mancanza di una retesociale.
Per questi e altri motivi già pensati e ancora da pensare, il 3 marzo ci riprendiamo il centro universitario in piazza Verdi per: arrampicarci sugli alberi, sui pali, sulle inferriate, sugli edifici, sui monumenti; distribuire materiali divulgativi; occupare abusivamente spazi pubblici o a fruizione collettiva; sederci, sdraiarci o soggiornare nelle strade, nelle piazze, nei giardini, sui marciapiedi, sotto i portici, sui gradini dei monumenti; ostacolare la circolazione pedonale; consumare alimenti e bevande in luoghi pubblici; raccogliere, per qualsiasi motivo, questue, elemosine, fondi o firme non debitamente autorizzate; avvicinarci ai veicoli in circolazione al fine di chiedere l’elemosina o offrire servizi quali la pulizia o il lavaggio di vetri o fari o altre parti del veicolo; esercitare attività di spettacolo viaggiante su aree non concesse a tale scopo; esporre o vendere opere dell’ingegno a carattere creativo in aree non appositamente individuate.
“L’insicurezza alimenta la paura, e non sorprende che la guerra all’insicurezza sia in cima all’elencodelle priorità degli urbanisti […] Il guaio è che quando l’insicurezza viene meno, anche laspontaneità, la flessibilità, la sorpresa e l’avventura sono destinate a scomparire dalle strade cittadine.
L’alternativa all’insicurezza non è il dono della quiete, ma la condanna alla noia.”
ZygmuntBauman
Individui e collettività degradati dalle ordinanze
Lager e sfruttamento armi dello stato
I C.i.e ex cpt, ovvero centri di identificazione ed espulsione sono veri e propri lager, introdotti dalla legge Turco-Napolitano nel ‘98 e “migliorati” dal punto di vista repressivo dal pacchetto sicurezza di Maroni, servono a “ospitare” chi viene trovato dalla polizia sprovvisto di documento d’identità comunitario, quindi extra-comunitari, definiti clandestini dalle leggi che permettono la chiusura delle frontiere. In queste strutture il tempo di reclusione è diventato di sei mesi, rinnovabili nel caso venga la necessità di trattenere ancora, per i tempi dell’espulsione.
DISTRUGGERE I C.I.E
PERCHE’
Distruggere un CIE è possibile. A Gradisca in questi giorni i reclusi hanno tirato su una rivolta tale che il lager è stato per la maggior parte demolito. A parte il risultato della distruzione del lager, 32 prigionieri sono stati liberati e altri sono in attesa della scarcerazione.
PERCHE’
Non è umano che le persone vengano rinchiuse,torturate e deportate, portando vantaggio a imprese e stato,che insieme si garantiscono controllo e profitti.
PERCHE’
Vivere con un lager a qualche chilometro da casa,significa abituarsi al fatto che esistano,e che sia giusto così. Significa accettare il fatto che delle persone per il semplice motivo,di non possedere un pezzo di carta possano essere trattati come carne da macello e imprigionati perchè clandestini.
PERCHE’
Ci vogliono fare credere che siamo diversi,in base al colore della pelle,o all’area geografica d’appartenenza. Propagandando odio e xenofobia,nei confronti del “diverso” che sia immigrato,gay,trans,delinquente,povero,black block e tanti altri nomi,usati in base alla paura che più usano per fomentare la guerra tra poveri.
PERCHE’
Bisogna ribellarsi ad un sistema che ci opprime tutti con leggi che altro non servono,se non a garantire ordine, controllo e profitto. In un periodo di crisi come questo,chi vive meglio sono sempre loro,i padroni, gli imprenditori, gli industriali,chiamiamoli come vogliamo, che grazie alla complicità dello stato,sfruttano legalmente i lavoratori e le lavoratrici, chi lotta per garantirsi la sopravvivenza,condannato alla miseria, sfruttato e controllato.
FARLO E’ POSSIBILE
Lo stanno già facendo,nei paesi in rivolta. Non accettare più queste condizioni significa rivoltarsi contro questo sistema,e lo hanno e lo stanno dimostrando anche nei paesi tutt’ora in rivolta,come per esempio la Tunisia,dove dopo lo scoppio delle rivolte,a migliaia sono riusciti a scappare dalle carceri. Oppure in Egitto dove i rivoltoso hanno attaccato le carceri per liberare i prigionieri.
E CHE RIVOLTA SIA
Se altro non ci rimane,non può sicuramente bastare uno sciopero,può essere il minimo,ma mai più di adesso è diventato necessario attaccare per sopravvivere. Trovandoci sotto un grande attacco alle fasce più deboli della popolazione e non solo, la rivolta è il mezzo con il quale bisogna cominciare a lottare,per riprenderci le nostre coscienze,per riacquistare consapevolezza della nostra vita. Bisogna soprattutto adesso scegliere da che parte della barricata stare,se al fianco di chi vuole concertare o al fianco di chi vuole la rivolta per liberarsi di questi governi tiranni e assassini.