Sulla giornata di resistenza del 3 Luglio 2011 in ValSusa
La giornata del 3 Luglio nella splendida Val di Susa è stata emblematica e cruciale nella storia politica contemporanea italiana: le istituzioni contro la popolazione, la tattica militare contro la resistenza popolare, contrapposizioni evidenti agli occhi di tutte e tutti, tranne che a quelli di Questura e media. Le ragioni “scientifiche” per difendere il territorio valsusino non sono state ascoltate, ma non sono neppure state smentite: l’unica ragione del “sì” è la ragion di Stato, che mai e poi mai può abbassarsi a rivedere una decisione sbagliata; che mai e poi mai può far perdere un’occasione di ulteriore arricchimento a mafiosi e potenti; che mai e poi mai può permettere che una valle intera si auto-organizzi e proclami una Libera Repubblica, proponendo una forma di difesa del territorio partecipativa ed includente, così lontana dal leghismo razzista, discriminatorio e xenofobo.
La giornata del 3 Luglio assume una valenza politica: la volontà di difendere il proprio territorio dal basso è in netta discrepanza con la politica istituzionale, che invoca e si schiera unanimemente dalla parte della violenza poliziesca contro la popolazione inerme. Il mondo mediatico, ignorando il significato politico di qualsiasi forma di auto-organizzazione, assuefatto dalla sudditanza ai grandi interessi economici e politici, non sa fare altro che riproporre l’antica distinzione tra black bloc e pacifici manifestanti: ma chi era a Chiomonte, a Giaglione e a Ramats non si fa ingannare.
L’assedio alle recinzioni è stato fatto senza nessuna tattica militare o strategia preconfezionata, ma la risposta delle forze dell’Ordine è stata di tipologia bellica. Il fronte interno si militarizza.
Tuttavia, armati soltanto di coraggio e passione, si è creata una giornata di resistenza al fianco dei valsusini che non si sono fatti intimorire dalle violenze delle forze dello Stato: sotto i nostri occhi lacrimogeni sparati a persone che non avevano neppure il casco, dall’alto dell’autostrada o direttamente dall’elicottero; proiettili di gomma; lacrimogeni che hanno provocato incendi nelle vigne, e persone bersagliate mentre cercavano di spegnerli; sputi sulla gente che invocava il rispetto della valle e delle persone che ci vivono; lanci di pietre e di pezzi di metallo dall’autostrada sulla gente che non aveva neppure protezioni per la testa e il volto; pestaggi ai danni di persone già ferite; cariche gratuite ai manifestanti che tornavano ai pullman o al paese.
Rispediamo quindi l’accusa di vigliaccheria, fatta dal Sindacato di Polizia, alle forze dell’ordine che, armate di tutto punto e rinchiuse nella loro fortezza, hanno ferito consapevolmente gente inerme e che legittimamente lotta per il proprio territorio; che hanno saputo infierire in molti su persone già rese incapaci di difendersi e su anziani; che si aspettano che di fronte alla loro brutalità gratuita la popolazione resti indifferente e continui a considerarli valorosi eroi della patria.
Ribadiamo, invece, la nostra solidarietà ai valligiani che resistono e che si auto-organizzano dal basso; ribadiamo la nostra solidarietà e complicità agli arrestati e i feriti che hanno lottato a fianco dei valsusini e sono stati sottoposti a torture e vessazioni dai vigliacchi in divisa; auspichiamo che le lotte del futuro, dentro e fuori la Val di Susa, restino così coinvolgenti, trasversali e partecipate come le giornate che la valle resistente ha saputo offrirci.
NO ALLA TAV, ALLA MAFIA E AL CAPITALE!
FUORI I MILITARI DALLA VALSUSA!
LIBERI TUTTI GLI ARRESTATI!